Gli impatti economici dell'IA: i lavori spariranno o cambieranno? Alcune riflessioni
Esposizione e complementarietà, produttività e aumento della ricchezza prodotta, disuguaglianza e policy-making
Nei prossimi 10 anni l’IA porterà una crescita del PIL globale pari a +7% (circa 7 trilioni di dollari, più di 3 volte il PIL annuale italiano) e una crescita della produttività dell’1.5% annuo1
Questi i dati presentati da Goldman Sachs in uno studio risalente ad aprile 2023. L’ipotesi di fondo immagina un incremento di produttività diretto responsabile di un aumento della ricchezza prodotta, positiva anche al netto della distruzione di posti di lavoro dovuta all’automazione.
E’ una visione positiva e positivista della tecnologia, condivisibile in toto, in parte o meno; in ogni caso, voglio partire da qui per sviluppare la conversazione e approfondire il ragionamento.
Cosa cambierà? Esposizione e complementarietà all’IA2
Persone, settori, interi Paesi hanno gradi diversi di esposizione (quanto la tecnologia può inserirsi nella struttura economica/ambito professionale) e complementarietà (quanto la tecnologia può integrarsi e migliorare/ottimizzare l’output prodotto) all’IA. Si può avere alta esposizione e alta complementarietà (con conseguente aumento dell’output prodotto), alta esposizione ma bassa complementarietà (con conseguente automazione e sostituzione), o bassa esposizione.
L’esposizione all’IA dipende dal grado di ricchezza e maturità di un Paese: 40% della forza lavoro globale è esposta all’IA; nelle economie avanzate, la porzione raggiunge il 60% a causa della prevalenza di lavori di tipo cognitivo, mentre nei paesi low-income, il tasso raggiunge il 26%.
AE = Advanced Economies; EM = Emerging Economies; LIC = Low Incomes
Le economie avanzate hanno un’esposizione più elevata perché sono costituite da una percentuale di professioni esposte più elevata
Alti livelli d’istruzione sono generalmente più esposti all’IA, ma anche più complementari
Breve commento: a differenza di altre tecnologie, l’IA è un’automazione / potenziamento cognitivo e non fisico. Ne parlerò in un articolo futuro, ma una delle riflessioni che ho trovato più affascinanti accosta l’avvento dell’IA alla nascita della scrittura: così come il testo scritto ha spazzato via la tradizione orale e i suoi protagonisti (gli aedi, i bardi, i saggi nelle tribù primitive), creando sì una rivoluzione cognitiva nelle società umane3, ma anche nuove professionalità (es. lo scriba) in sostituzione di altre, così l’IA impatterà soprattutto tutte quelle professionalità legate al ragionamento, la sintesi di dati e informazioni e la produzione di contenuto (i cosiddetti knowledge worker).
I lavori meglio pagati sono anche quelli a più alto tasso di complementarietà
Breve commento: se è chi guadagna di più a essere potenzialmente più complementare all’IA, il reddito tenderà a polarizzarsi.
Riallocarsi non è semplice: chi svolge un lavoro ad alta esposizione e alta complementarietà farà meno fatica a spostarsi verso un altro lavoro rispetto a chi svolge un lavoro a alta esposizione, ma bassa complementarietà. E se cambiare lavoro e riallocarsi è il modo migliore per cambiare la propria situazione, i dati suggeriscono che una parte della popolazione potrebbe rimanere bloccata in settori/professionalità il cui valore verrà ridotto dall’IA.
Forse inutile sottolineare che cambiare lavoro verso occupazioni ad alta complementarietà ha un premium di salario (quasi) sempre più elevato, da qualunque posizione si provenga.
Breve commento: conviene (quasi) sempre riallocarsi verso situazioni ad alta complementarietà. Di conseguenza, conviene sempre formarsi per occupare professionalità potenziate (e non sostituite) dall’IA, oppure scommettere su situazioni lavorative a bassa esposizione all’IA. La domanda che mi pongo è: i sistemi educativo-scolastici, sapranno attrezzarsi per far fronte a un nuovo tipo di richiesta di competenze e professionalità dal mercato?
Ma quindi l’impatto sarà positivo o negativo?
Ovviamente dipende: qualche spunto di riflessione.
Consideriamo per un momento economie altamente esposte all’IA (alto tasso di servizi e professioni cognitive e produzione di valore da attività dei knowledge worker) come un’economia europea/occidentale: cosa significa aumentare la produttività?
Primo aspetto da considerare: la produttività è l’aumento dell’output prodotto dal singolo fattore produttivo (che sia capitale o lavoro). L’aumento della produttività porta con sé un incremento del numero di lavoratori assunti? Cito gli economisti Daron Acemoglu e Simon Johnson:4
Contrariamente alla credenza popolare, la crescita della produttività non si traduce necessariamente in una richiesta maggiore del numero di lavoratori.
Ipotizzando che l’IA abbia effettivamente un impatto sulla produttività, e che non risulti un’altra tecnologia ad alto hype ma ridotto impatto sulla struttura economica (quali VR, metaverso, stampa 3D, auto a guida autonoma)5, non necessariamente l’aumento di output per fattore economico può creare un volano tale per cui cresce la ricchezza complessiva generata, e quindi la richiesta di nuovi lavoratori (ipotesi di Goldman Sachs). E’ stato il caso, sempre secondo Acemoglu e Johnson, dell’automazione industriale negli ultimi decenni: l’aumento di output prodotto per industria (generalmente manifatturiera) ha portato a un incremento di ricchezza del capitale, ma non a un incremento di ricchezza condivisa nella società.6
Peggio: l’avvento dell’IA potrebbe non solo automatizzare task e non creare ricchezza, ma polarizzare i redditi esistenti.7 Immaginiamo, in questo caso, uno scenario di alta automatizzazione di task cognitivi, con conseguente smottamento di professionalità verso redditi più bassi (tendenzialmente verso attività poco impattate dall’IA), e l’emergere di un’élite ristretta di professioni ad alto reddito con forte componente di complementarietà da parte della tecnologia.
Spunti di riflessione e take-away
Nell’economia agricola novecentesca, il trattore non ha avuto un’immediata diffusione dopo la sua invenzione.8 La sostituzione dei cavalli e dei muli, animali largamente usati in agricoltura da migliaia di anni, non è stata immediata, nonostante la palese crescita di produttività che un trattore poteva portare. Il tema, in quel caso, erano gli stipendi: fino alla crescita dei salari del Secondo Dopoguerra, pagare il garzone che si prendeva cura dei cavalli e l’agricoltore che li utilizzava per i campi era meno costoso del trattore. Quando gli stipendi sono aumentati, è facile immaginare cosa sia successo (vedi grafico di seguito)
La storia è interessante perché ci pone alcuni interrogativi sulla diffusione dell’IA. E se il decantato impatto positivo sull’economia fosse in realtà molto limitato, e quindi non portasse quei benefici di produttività attesi? O forse, se automatizzare task su alcuni dei processi di aziende più o meno grandi non fosse sufficiente a scalare l’impatto sull’intera struttura economica? E se, in ultima analisi, fosse un impatto limitato a grandi aziende, le uniche capaci di sopportare investimenti in conto capitale per integrare l’IA nelle proprie strutture?9
In ogni caso, per me il punto è ancora un altro.
Si può essere ottimisti o pessimisti sull’avvento di qualsivoglia tecnologia: l’unica discriminante tra vincitori e vinti è la capacità di anticipare, prepararsi e rendersi antifragili10 agli smottamenti. E se la lettura dei dati è corretta, è nella complementarietà che si ritrova la propria antifragilità, e complementarietà significa guidare lo sviluppo (tema policy), formare i dipendenti esistenti (tema upskilling/reskilling della forza lavoro), rivedere i percorsi di formazione pre-lavorativa (scuola dell’obbligo, scuole tecnico-professionali, licei, università).
Gen-AI: Artificial Intelligence and the Future of Work, Prepared by Mauro Cazzaniga, Florence Jaumotte, Longji Li, Giovanni Melina, Augustus J. Panton, Carlo Pizzinelli, Emma Rockall, and Marina M. Tavares, IMF, Gennaio 2024
cfr. Sapiens, J. N. Harari, 2014
Rebalancing AI, Daron Acemoglu and Simon Johnson, Finance&Development, IMF, Dicembre 2023
The Macroeconomics of Artificial Intelligence, Erik Brynjolfsson e Gabriel Unger, Finance&Development, IMF, Dicembre 2023
Rebalancing AI, Ibidem
The Macroeconomics of…, Ibidem
A short history of tractors in English, The Economist, 20 dicembre 2023
Tutte ipotesi riportate in The Macroeconomics of Artificial Intelligence
cfr. Antifragile, N. N. Taleb, 2012