"Il Problema dei Tre Corpi" è un manifesto del lungotermismo?
Il libro prima e la serie Netflix oggi ci stimolano a pensare a sfide trans-generazionali? Il lungotermismo è una corrente di pensiero accettabile? E' compatibile con i sistemi democratici occidentali?
La fantascienza come stimolo a pensare avventure e sfide che trascendono il presente e le generazioni
Il lungotermismo come filosofia importata dalla Silicon Valley, dove si è diffusa l’idea della ricchezza privata come vero motore di allocazione corretta delle risorse
Affidamento o democratizzazione nel lungotermismo: spunti di riflessione
Il problema dei 3 corpi in versione adv cinematografica anni 80, Dall-E, immagine mia
+++Spoiler Alert: in questo articolo si fanno riferimenti specifici al libro e alla serie+++
“I progetti li possono seguire chiunque: io devo seguire il piano”
Thomas Wade, responsabile della difesa della Terra davanti alla minaccia aliena dei Trisolariani, pronuncia questa frase tanto breve quanto potente nelle battute finali della serie Il Problema dei Tre Corpi1: dando le ultime disposizioni per il piano quadricentenario (tanto ci mettono gli alieni a raggiungerci) e affidando i progetti a uomini e donne di fiducia, Wade si prepara al sonno criogenico, dal quale si sveglierà per un mese ogni dieci anni.
Il Problema Dei Tre Corpi non è il solo romanzo di fantascienza a porsi il tema dei piani che superano le generazioni: tra gli altri, Interstellar, per quanto dipinga un lieto fine con una fuga di massa dalla Terra, porta comunque avanti l’idea di una disseminazione dell’essere umano nello spazio, lasciando indietro chi non ha le possibilità per andarsene.
Il concetto del futuro a scapito del presente è il tema principale del lungotermismo, una corrente di pensiero nata nell’ambito dell’Effective Altruism (Altruismo Efficace), una filosofia cresciuta sotto il sole della California, tra le startup della Silicon Valley. Cito la definizione da Wikipedia2:
L'altruismo efficace (AE) è una filosofia e un movimento che si prepone di applicare evidenza scientifica e la ragione per determinare i modi più efficaci per migliorare il mondo e metterli in pratica.[1][2] È questo approccio basato sulla ricerca scientifica di prove che distingue l'altruismo efficace da forme tradizionali di altruismo o beneficenza. Sebbene una parte sostanziale degli altruisti efficaci si focalizzi sul settore non-profit, la filosofia dell'altruismo efficace si estende a progetti scientifici, aziende e politiche che possano salvare o migliorare il numero più alto di vite.
Nell’edizione natalizia del dicembre 2022, l’Economist si domandava se nei nostri processi decisionali dovessimo preoccuparci o meno delle persone che potrebbero non esistere mai.3 La domanda non è senza fondamento in un’epoca chiamata a rispondere a grandi temi che interessano generazioni presenti e future; il vero dilemma di fondo, spiega l’articolo, è come misurare l’impatto, e, ancor prima, se è eticamente corretto farlo su chi ancora non è mai nato, e quindi non solo sulle generazioni direttamente colpite da una policy, ma anche sui loro discendenti.
Uno dei pilastri del Lungotermismo prevede che donazioni e investimenti siano guidati da fatti certi e dati, e che possano superare la contingenza del momento in virtù di benefici attesi di lungo termine (è preferibile investire miliardi su un’IA non pericolosa per l’essere umano che risolvere il problema di oggi dei senzatetto di San Francisco4). Il tema è principalmente di allocazione di risorse personali (Earn To Give è il motto proposto agli studenti dei college5) con l’ipotesi che il beneficio dell’allocazione di risorse da parte di singoli individui ricchi sia migliore di comunità politiche pubbliche (al netto del serpeggiante calvinismo anglosassone insito nella sacralità del guadagno).
In breve: possiamo affermare che il lungotermismo si basi sull’idea che una tecnocrazia funzioni meglio di una democrazia nell’allocazione di risorse di lungo termine. Questo ci porta alla domanda: ma il processo decisionale pubblico è effettivamente inefficace per rispondere ai grandi rischi su cui si affaccia l’umanità?
La - oramai celebre - matrice Severity/Scope funge da guida nel comprendere la portata e l’ampiezza delle potenziali catastrofi che interessano il genere umano e il suo ambiente.6
Applicandola a Il Problema dei 3 Corpi, l’umanità si trova costretta a sopravvivere a un evento Crushing (o forse Hellish) di tipo Pangenerazionale: una razza aliena tecnologicamente avanzata vuole colonizzare il pianeta per fuggire al proprio, ostaggio dell’instabilità del sistema trisolariano, schiavizzando o eliminando gli umani (“You are bugs” è il conviviale annuncio che lanciano i Trisolariani in viaggio verso la Terra). Tempo previsto di arrivo sulla Terra: 400 anni.
Quale domanda ci pone la storia? Davanti a un evento tanto grave, tanto profondo (e tanto lontano nel tempo) in termini di impatti sul genere umano, Thomas Wade diviene centro organizzativo e pensante della resistenza: i Governi, democratici o meno, affidano a lui l’organizzazione delle difese (il piano) e poco alla volta ogni contingenza, ogni aspetto transitorio della vita dei singoli individui scivola in secondo piano per fare spazio al grande affresco della guerra in arrivo. Penso a Will Downing, malato terminale, il cui cervello viene criocongelato e inviato verso la flotta trisolariana per fungere da spia, o agli asceti impenetrabili, figure semi-mistiche a cui viene affidato il compito di creare la strategia di difesa nella propria mente, in totale segreto dai sofoni (IA aliene di dimensioni subatomiche, capaci di spiare ogni angolo della Terra in ogni momento), avendo accesso a qualunque risorsa terrestre e via libera a qualunque decisione, richiesta e azione vogliano mettere in campo, fosse anche apparentemente irrazionale o illogica.
Ogni scelta di Wade viene giustificata dagli avvenimenti che sarebbero scaturiti a quattrocento anni dal presente: il brutale omicidio dei membri dell’Organizzazione, gruppo di collaborazionisti degli alieni, e l’uso spregiudicato di persone, mezzi e risorse per permettere alla Terra una minima speranza. Non è forse lungotermismo?
Astraendoci dalla fantascienza, noi oggi affrontiamo rischi esistenziali di varia natura: la compromissione della biosfera e della biodiversità, l’invecchiamento delle popolazioni e l’inverno demografico, in Occidente i debiti pubblici e l’insostenibilità del welfare, per i pessimisti l’AGI (Artificial General Intelligence) incontrollata e ostile, guerre potenzialmente atomiche.
Le istituzioni pubbliche provano sì a risolvere tematiche Globali (l’ONU) o Locali (le istituzioni nazionali), su temi tendenzialmente Endurable e Crushing, ma tematiche di portata trans-generazionale, in particolare Crushing, sono difficilmente affrontabili dalla piazza pubblica, al netto della persistenza nelle Accademie e negli editoriali giornalistici.
Laddove la piazza democratica lascia invece il posto a oligarchie o assolutismi di varia natura (il caso del Partito Comunista in Cina), la visione di lungo-termine riemerge potente: penso ai piani quinquennali o pluridecennali su cui la Cina si è impegnata e si impegna tutt’ora come esempi lampanti.
Abbiamo quindi bisogno dei nostri Thomas Wade per vincere le nostre sfide?
Secondo alcuni miliardari della Silicon Valley, sì. Ma, come notava Alessandro Baricco in The Game7, forse non dobbiamo affidare la riflessione sul nostro futuro a ingegneri americani bianchi che hanno fatto della ribellione tecnocratica alle istituzioni (soprattutto pubbliche) il proprio mantra filosofico, ma porci la domanda, soprattutto in democrazie occidentali sotto attacco (dall’esterno come dall’interno), sulla nostra disponibilità a rinunciare alla difesa e al supporto di diritti, esigenze e necessità contingenti in nome di scenari futuri statisticamente probabili di cui, potenzialmente, non avremo mai esperienza.
E’ ovvio che un ragionamento simile apre un’infinità di scenari distopici: abolizione del dissenso, tecnocrazia, aristocrazie, sacrificio dell’oggi in nome del domani. D'altro canto, abbiamo anche bisogno di recuperare una capacità di ragionamento non dico di lungo termine, ma almeno di medio, che riesca a superare le necessità elettorali, la mutevole opinione pubblica e l'emergenza contingente: forse necessitiamo di una via democratica al lungotermismo, fuggire la tentazione dell’affidamento fideistico a figure a più o meno alta considerazione (gli asceti impenetrabili) e pensare a come creare una rappresentanza politica per chi ancora non è nato come incentivo a pensare in ottica generazionale.
Il problema dei tre corpi è il primo libro della trilogia Memorie dal passato della Terra di Cixin Liu. Ne consiglio fortemente la lettura, anche se non si è appassionati di fantascienza: la capacità visionaria e immaginifica dell'autore su una saga lunga eoni merita la lettura
Existential Risk Prevention as Global Priority, Nick Bostrom, Global Policy, Febbraio 2013
2021