Con l'IA rischiamo la disoccupazione tecnologica?
Le aziende stanno iniziando a beneficiare degli strumenti IA? A livello aggregato, l'efficienza si traduce in maggiore produttività e PIL? Siamo davanti a una possibile disoccupazione tecnologica?
Sulla scia del positivismo sugli impatti dell’IA, una survey di McKinsey Insight rivela un incremento di adozione di strumenti IA nelle aziende, con conseguenti riduzioni di costi e incremento dei ricavi (efficienza di processo)
A livello sistemico le opinioni divergono: se da una parte Goldman Sachs prevede una crescita del PIL globale del 7% in dieci anni grazie all’IA, economisti come Daron Acemoglu mettono in dubbio la narrazione
Non è solo un tema di produttività, ma di impatti sistemici, sull’economia e il mercato così come sulla cultura, la società e la politica: per questa ragione si consiglia più sguardo sistemico e meno attenzione agli impatti sulle singole organizzazioni
Impatti sistemici in stile isometrico, ChatGpt4.o
Secondo una recente survey di McKinsey Insight, l’IA sta cominciando ad avere impatti economici elevati a livello aziendale.1
72% dei rispondenti ha dichiarato di aver adottato strumenti IA in almeno un dipartimento della propria azienda, contro il 55% registrato nel 2023.
L’incremento è notevole anche considerando più di una funzione (50% dichiarano di aver adottato strumenti IA in almeno due dipartimenti interni, ma solo l’8% in cinque o più).
L’uso di GenAI è particolarmente elevato in ambito Marketing & Sales, Product/Service Development e IT.
Sempre secondo la survey, l’uso di GenAI sta riducendo notevolmente i costi in ambito HR, seguito da Supply Chain, Service operation, IT, e sta avendo un impatto positivo sui ricavi in ambito Risk, legal & Compliance, IT, SupplyChain, Marketing & Sales
A livello aziendale, stando alla percezione espressa dagli intervistati, l’uso sempre più estensivo di strumenti IA (o GenAI) sta avendo impatti positivi, o in riduzione costi (efficienza, automazione) o in termini di aumento ricavi (velocità nel go-to-market, nello sviluppo di prodotti e servizi, …). L’ottimismo è diffuso: amici startuppari di ritorno dalla Silicon Valley mi raccontano che sotto il sole californiano la percezione continua a essere the next big thing after AI is… AI!, con tutto ciò che ne consegue (investimenti, startup, fondi).
A livello microeconomico l’impatto sembra esserci soprattutto nell’automazione dei processi e nell’incremento generale dell’efficienza. A livello macroeconomico, però, non mancano voci dubbiose sui trend che saranno impattati dalla tecnologia: primo fra tutti, Daron Acemoglu (MIT), già citato in un precedente articolo2 per un suo intervento3, il quale modellizza possibili impatti macroeconomici4.
Alcune cifre:
Contrariamente alle previsioni ottimistiche di (tra gli altri) Goldman Sachs e McKinsey, Acemoglu prevede un aumento di produttività dei fattori di produzione (Total Factor Productivity) dovuto all’IA non oltre lo 0,71% in dieci anni.
L’aumento del valore del PIL dovuto all’IA si posiziona su un +1,1% in dieci anni, sette volte meno delle stime di Goldman Sachs5
La stima si riduce ulteriormente scorporando l’automatizzazione (o complementarietà) di task semplici vs. task difficili6 (in un rapporto di 75% e 25% del totale): questo significa che task semplici possono essere facilmente sostituiti dall’IA, con incrementi di produttività più significativi, mentre task difficili meno facilmente; l’effetto è una riduzione delle stime a 0,55% della TFP e a 0,9% della crescita del PIL (sempre in dieci anni)
Il modello di Acemoglu nota anche che non si prevedono aumenti di salario all’aumento della produttività7: nonostante l’IA impatti in modo più o meno trasversale lavori a basso o alto capitale umano, la disuguaglianza dei salari non tende a ridursi
Una creazione ex novo di nuovi lavori basati sull’IA con un effetto positivo sulla società (quindi non creatori compulsivi di fake news) potrebbe portare a una riduzione dei gap di salari e del divario tra capitale e lavoro, ma è un’ipotesi che, al momento, difficilmente può essere provata o sostenuta
Acemoglu non ha mai nascosto il suo scetticismo rispetto alle visioni di un futuro radioso guidato e ispirato dall’avvento dell’IA (senza mai abbracciare punti di vista millenaristici o distopici). Già nel maggio 2021, l’economista proponeva una lettura prudente sui possibili impatti economici e sociali dell’IA , ma forniva alcuni stimoli e spunti di riflessione su com’era il mondo di ieri paragonato a quello di oggi:8
Il primo riguarda i Trenta Gloriosi, o, come si dice nel luogo che ha coniato il motto, la Francia, Les Trente Glorieuses, ovvero quel periodo del Secondo Dopoguerra che ha visto coniugate insieme una crescita economica senza precedenti per i singoli individui, mantenendo una fortissima coesione sociale in quasi tutto l’Occidente: la crescita era ampiamente condivisa, grazie a tecnologie che aumentavano la produttività umana e istituzioni del mercato del lavoro che proteggevano i lavoratori.
Il secondo punto riprende l’ipotesi della disoccupazione tecnologica portata dalla crescita economica, formulata nel 1930 dall’economista John Maynard Keynes9. L’ipotesi non si è effettivamente avverata perché le tecnologie del dopoguerra hanno creato nuovi compiti per i lavoratori: la meccanizzazione dell'agricoltura è stata seguita dall'automazione industriale, accompagnata dall'introduzione di nuovi compiti e funzioni per gli esseri umani; questo equilibrio tra automazione e creazione di nuovi lavori ha sostenuto la crescita economica e la prosperità condivisa.
Il terzo, Le istituzioni del mercato del lavoro, come i salari minimi e la contrattazione collettiva, hanno contribuito alla prosperità condivisa, ma solo in presenza di tecnologie che aumentavano la produttività dei lavoratori. Quando questi cambiamenti istituzionali e tecnologici coesistevano, si creavano lavori "buoni" con salari elevati e sicuri.
Oggi viviamo in un mondo molto diverso. Dalla fine degli anni '70, la crescita salariale è stata lenta e non equamente distribuita: mentre i salari dei lavoratori al vertice della distribuzione dei redditi sono cresciuti, i lavoratori con un diploma di scuola superiore o meno hanno visto diminuire i loro salari reali. Un quadro tecnologico diverso ha preso piede dagli anni '80, con molta più automazione e meno sforzi per aumentare la produttività dei lavoratori.
In questa fase, l'automazione ha favorito l'ineguaglianza, automatizzando principalmente i compiti più ripetitivi e riducendo la domanda e i salari dei lavoratori specializzati in lavori manuali e amministrativi. Nel frattempo, i professionisti nei settori manageriali, dell'ingegneria, della finanza e del design hanno prosperato, beneficiando dall'automazione dei compiti che completavano il loro lavoro. Il rischio paventato è l’inserirsi dell’IA in questo filone.
Quindi che fare?10
Se lo scopo è aumentare la produttività umana, ma anche creare posti di lavoro e proteggere le libertà democratiche11, diventa necessario agire su tre livelli: politico, culturale, normativo. Come? Alcuni spunti:
Eliminare le distorsioni politiche che favoriscono l'automazione e finanziare ricerche su tecnologie socialmente benefiche, sviluppando un quadro di misurazione per determinare quali applicazioni dell'IA sono più vantaggiose per la società nel suo complesso
Spingere la sensibilizzazione dei ricercatori sugli effetti sociali delle loro azioni (agendo sulla cultura)
Assicurare che le decisioni sul tema IA siano trasparenti e riflettano le esigenze della società12
Conclusioni personali
Non ho abbastanza elementi o dati per indicare una mia personale opinione sul futuro dell’IA a livello sistemico (industrie, regioni, paesi e mercati). Riporto però alcuni elementi di riflessione che mi sto ponendo:
Io mi schiero tra gli ottimisti quando penso agli impatti dello sviluppo tecnologico (diciamo che mi piace annoverarmi tra i positivisti), ma la riflessione sull’IA non può isolarsi al solo tema della produttività e dell’efficienza: serve un ragionamento più profondo, che tocchi fili più oscuri e nascosti della società
E’ bello ragionare di IA, ma senza soldi non si va da nessuna parte, e in Europa gli investimenti hanno scale ancora troppo ridotte per competere con i giganti americani e cinesi13
La prendo alla lontana: le istituzioni italiane ed europee sono state immaginate in un mondo che oggi non esiste più; una riflessione sull’assetto istituzionale e sulle governance democratiche in Occidente diviene urgente, sia per rispondere agli stimoli riportati in precedenza, sia per ripensare i nostri processi decisionali in termini di rapidità, adattabilità e capacità di rispondere a sfide sistemiche
Rebalancing AI, Daron Acemoglu and Simon Johnson, Finance&Development, IMF, Dicembre 2023
The Simple Macroeconomics of AI, Daron Acemoglu, MIT, 5 aprile 2024
Si continua a tenere in considerazione il report Generative AI could raise global GDP by 7%, pubblicato da Goldman Sachs il 5 aprile 2023, LINK
Si considera un task semplice se è possibile mappare i task necessari a raggiungere un output preciso (i fattori A, B e C mi danno output D - un task complesso richiede un’elaborazione ulteriore oltre al semplice algoritmo)
Teoricamente, all’aumentare del fattore produttività, un lavoratore dovrebbe guadagnare di più perché il valore unitario prodotto aumenta; vero che, aggregando a livello macroeconomico, un aumento della produttività generale potrebbe portare anche a un incremento della disoccupazione tecnologica, e senza un forte incremento di nuovi lavori, i salari non possono aumentare
I concetti riportati erano stati elaborati nel libro Economic Possibilities for our Grandchildren, pubblicato da John Maynard Keynes nel 1930. Le previsioni si sono dimostrate errate, se non nell’idea che un’automatizzazione dei task da parte delle tecnologie, senza una conseguente (o parallela) creazione di nuovi lavori porta a un possibile incremento di disoccupazione
Prosegue sempre da AI’s Future Doesn’t Have to Be Dystopian, cfr. nota 8
L’esempio riportato nell’articolo ipotizza l’uso dell'IA nel rivoluzionare l'istruzione rendendo l'insegnamento più adattivo e centrato sullo studente, o migliorare l'assistenza sanitaria fornendo servizi adattivi in tempo reale per ridurre i costi e aumentare la portata del servizio
Il tema è molto ampio e complesso. Per una prima riflessione, ho trovato illuminante il capitolo Promises and Perils in Moralizing Technologies di Viola Schiaffonati, Professoressa e ricercatrice presso il Politecnico di Milano, nel libro di testo Introduction to Digital Humanism, pubblicato da Springer nel 2024 e liberamente consultabile su internet
Rubo questa riflessione al mio amico Andrea Danielli, ripreso in un virgolettato nell’articolo L’appello delle startup: “Servono i grandi capitali”, apparso su Il Messaggero del 3 giugno